Delle
questioni di soldi
si parla meno che di altri problemi, eppure
sono un grande motivo di conflitto all'interno della coppia. I problemi economici nella coppia
non riguardano solo la mancanza di denaro, ma anche la gestione
delle spese quotidiane, dei risparmi, la visione dei ruoli
e l'approccio
con i soldi, che è significativamente diverso per
uomini e donne. ci sono
differenze di genere rispetto alla diversa
concezione del lavoro e dei
suoi frutti, nelle
priorità di
spesa, nelle necessità reciproche e paradossalmente anche
nella tipologia di
regalo più apprezzato.
PROBLEMI
ECONOMICI NELLA COPPIA
Le
situazioni più a
rischio?
Se
vi sono difficoltà economiche…
Se
non ve ne è abbastanza per procurarsi, oltre al
sostentamento, anche qualche distrazione…
Se
non si è in grado di gestirlo e far fronte alla
quotidianità o al futuro…
Se
la donna guadagna di più dell’uomo…
Se la donna fa la casalinga e "non" lavora....
Se l'uomo si ritrova senza lavoro...
Se
sono differenti i rispettivi rapporti col denaro e le
priorità di spesa…
Se uno dei due è infedele nella gestione del denaro,
tradendo la fiducia dell'altro....
I
casi sono tanti e tante le case con problemi economici nella coppia.
Risulta
pertanto fondamentale chiarire bene, sin dall’inizio,
soprattutto se ci si accinge ad una convivenza, i bisogni, le
priorità e le vedute di
entrambi e
senza in alcun modo giudicarli, fare insieme un piano di spesa che
riesca ad appagare entrambi i partner.
IL LAVORO DI CASALINGA
In una
coppia, nulla dev'essere dato per scontato e
tantomeno dev'essere minimizzato.
Una cosa che la maggior parte delle volte viene minimizzata a data per
scontata, è il lavoro di casalinga della donna.
Così, uno dei problemi economici nella coppia
è dato dal fatto che la donna non si senta realizzata e/o
adeguatamente valorizzata per quello che fa, mandare avanti la casa e
la famiglia.
Che lavori
oppure no, in genere, è la donna ad occuparsi del
menage familiare, della cura dei figli e della casa.
Purtroppo, che voglia, oppure no, la donna, prima o poi, se vuole una
vita di coppia, deve scontrarsi con questa necessità e non
sono pochi i casi in cui ella deve rinunciare alle sue ambizioni, per
svolgere una vita più ritirata e non sempre appagante.
Anche se questi compiti vengono svolti in casa, non sono
certo di poco conto e sono ciò che permette alla famiglia di
sopravvivere ed all'uomo di poter esercitare il suo lavoro, di
procacciatore di sostentamento.
Il lavoro di casalinga della donna è estenuante,
è poliedrico e non si interrompe mai.
L'uomo, quando torna a casa, ha finito di lavorare, la donna no, inizia
alzandosi al mattino e finisce quando va a dormire...
L'uomo, il fine settimana o quando è il giorno di riposo, lo
fa, non deve pensare ad altro. La donna, non ha giorno di riposo...
L'uomo, quando va in pensione, smette di lavorare, la donna, non
può farlo, ella continua a lavorare, cucinare, pulire,
lavare.... finchè è in vita, anche da anziana.
Il ruolo di casalinga è dunque molto molto impegnativo,
soprattutto dal punto di vista psicologico, eppure, non di rado, la
donna si sente dire
"perchè tu lavori?" "e che
lavoro è stare a casa tutto il giorno!".
L'uomo, che associa il lavoro al denaro, non riesce proprio a vedere il
"guadagno" nel lavoro che la moglie svolge. Invece si tratta di un vero
e proprio guadagno, o se vogliamo risparmio. Quanto costerebbe una
governante fissa, anche festivi e notturni? E quanto costerebbe
un'educatrice o una baby sitter fissa? Forse questi conti un uomo non
se li fa, da per scontato il sostegno della donna, non la ringrazia mai
e spesso non manca di umiliarla, sminuendone l'operato o
dicendole "che non lavora".
Una donna lavora ed anche molto, quando fa la casalinga!
"TU LAVORI
TROPPO"
Il
lavoro nobilita l’uomo...
Combattente
destinato all’azione, l’uomo vive di obiettivi.
Prima del
matrimonio, il suo principale obiettivo è la conquista della
donna dei
suoi sogni. Il matrimonio è la prima grande dimostrazione
d’amore
dell’uomo. Dopo il matrimonio, raggiunto
l’obiettivo, se ne presenta un
altro, rendere felice la propria moglie.
L’uomo
è portato a pensare che più guadagna e
più è in grado di rendere
felice la propria donna, non facendole mancare nulla e trattandola come
una regina.
Lavorare,
nobilita l’uomo, lo fa sentire adeguato al privilegio di
avere al fianco una donna speciale e non teme fatica di sorta, pur di
renderla felice.
Il
lavoro, così importante per l’uomo, è
spesso causa di problemi economici nella coppia.
Può essere l’assenza
protratta da casa, la
precarietà del lavoro, il mutamento professionale o peggio
ancora la
perdita del lavoro… Non poter provvedere in modo adeguato
alla sua
bella famiglia è
quanto di peggio
possa accadere ad un uomo. Il senso di inadeguatezza e frustrazione
sono tali da mettere a durissima prova anche i rapporti più
solidi.
Ecco
allora cosa accade. L’uomo, istintivamente, lavora tanto per
rendere felice la propria donna, non sa che la donna, oltre al sostegno
materiale, ha bisogno di intimità e comprensione.
D’altro
canto, la donna non sa che, per l’uomo, il lavoro
è uno
strumento d’amore ed interpreta la sua assenza come segnale
di distacco
e di abbandono. La donna ha bisogno di lui e lui non
c’è, così diviene
triste ed infelice.
L’uomo
ritiene di non essere all’altezza della sua stupenda moglie,
pensa di non essere in grado di renderla felice, ha bisogno del suo
sorriso e del suo apprezzamento, ma lei non gliene da…
Entrambi
hanno bisogno reciproco dell’amore dell’altro, ma
non riescono
a riconoscerlo. Le frustrazioni divengono sempre profonde, gli animi si
fomentano, si dipanano violente aggressioni ed accuse che fanno
concludere, erroneamente, che non c’è
più amore.
Invece
è esattamente il contrario.
L'uomo lavora per la felicità della propria donna e della
propria amata, se sapesse che la donna ha bisogno della sua vicinanza,
lo farebbe.
La donna che dice "Tu lavori troppo!", non vuole sminuire le
capacità dell'uomo e tantomeno rimproverarlo, si sente in
secondo piano rispetto al lavoro e vuole semplicemente il suo uomo
più accanto. Se sapesse che il lavorare ed il procacciare
denaro sono un segno di amore, si sentirebbe più importante.
LA CRISI
CHE UCCIDE
Come abbiamo visto
prima, il lavoro è fondamentale per il benessere psico
fisico dell'uomo.
Sentirsi abile e capace, gli procura una buona dose di testosterone e
gli garantisce soddisfazione e benessere.
Scopo naturale per lui
è la caccia, ovvero il lavoro, come fonte di sostentamento
per
se stesso e per la propria famiglia. Non poter provvedere in modo
adeguato alla sua bella famiglia è quanto di peggio possa
accadere ad un uomo,
è uno dei problemi economici nella coppia. Il senso di inadeguatezza e
frustrazione sono tali da mettere in crisi anche
i caratteri più forti e le coppia più solide.
Senza
lavoro l'istinto del maschio ne esce sconfitto e la profonda
frustazione e la carenza di testosterone, che ne conseguono, divengono
un'angoscia oscura e senza nome, con esiti anche drammatici, come il
suicidio.
Studi osservazionali indicano che i
disoccupati sono 2-3 volte più a rischio di suicidio e che
la
disoccupazione ha un influenza causale diretta sulla depressione e
sull’ideazione suicidaria. L’analisi degli
indicatori
socio-economici in Italia indica che il suicido è
più
frequente dove ci sono più occupati, dove
c’è
maggiore reddito e dove le famiglie hanno più risorse.
Questo
potrebbe indicare che proprio dove l’essere occupati
è la
regola, perdere il lavoro o la capacità di dare lavoro e
affrontare una crisi finanziaria porta alla vergogna,
all’emarginazione e dunque ad un aumento del rischio di
suicidio.
Al contrario, là dove l’essere disoccupati
riguarda molti
più individui, il senso di solidarietà e di
condivisione
di una stessa realtà protegge in qualche modo gli individui.
Il suicidio è il risultato di un
dialogo interiore, in cui la mente passa in rassegna tutte le opzioni
per risolvere un problema, che causa sofferenza estrema, un dolore
insopportabile. Emerge la soluzione del suicidio e la mente la rifiuta
e continua la verifica delle opzioni. Tra le soluzioni, trova di nuovo
il suicidio, la rifiuta ancora, finché, il pensiero diviene
dicotomico: poter risolvere magicamente i problemi (impossibile) oppure
suicidarsi e porre fine ad ogni sofferenza (possibile). Alla fine
dunque, fallite tutte le altre possibilità, la visione
è
a tunnel, può guardare in una sola direzione ed accetta il
suicidio come soluzione, lo pianifica, lo identifica come
l’unica
risposta, l’unica opzione disponibile. Così,
quando un uomo
non ha più soluzioni, può tentare quella
più
drastica, quella che pone fine ad un dolore indicibile, quella che
cancella la titolarità dei debiti e l'onta di non saper
più far fronte al sostentamento della sua famiglia o di
altre,
che prima dipendevano da lui, una soluzione che è un grido
di
ribellione all'ingiustizia di certi meccanismi.
Una soluzione, che non
è tale, ma è solo un altro problema,
più profondo
e silente, che marchierà a fuoco, tutti i suoi affetti, per
sempre.
Non sà l'uomo anientato, che gettare la
spugna non è una soluzione, ma un ulteriore problema, che
non
solo butterà la sua amata famiglia in un'angoscia disperata
ed
arrabbiata, che avrà strascichi inevitabili, per tutta la
vita,
ma che la priverà della fonte più importante di
protezione che aveva, il marito, il padre...
Allora cosa fare? Come cercare di
prevenire gesti inconsulti e di certo non risolutivi? Innanzitutto
cercare di cogliere possibili segnali di malessere, frustrazione e/o
pensieri suicidi. In secondo luogo, cercare di rendere "più
sopportabile" la sofferenza psichica.
In primo luogo, sono le misure politiche
atte a gestire in modalità privilegiata, personalizzata ed
eventualmente sospensiva, seppur momentaneamente, tutte quelle
onerosità possibili come mutui, tassi d'interesse,
prestazioni
previdenziali, morosità ed altro, nonchè tutte le
misure
atte a favorire un nuovo sviluppo economico.
In secondo luogo, sono
le misure di
politica sociale, che indirizzino a servizi di assistenza psicologica e
finanziaria, creando, ad hoc, nei momenti di crisi economica e
recessione, dei centri di ascolto specifici.
Non dimentichiamo che il
suicidio, rappresenta la fine di un dolore senza soluzioni e che esso
è più probabile, statisticamente, dove
geograficamente il
lavoro è maggiormente presente. Condividendo con altri, la
stessa sofferenza, essa diviene più accettabile,
più
sopportabile, perchè non è frutto di
incapacità
personali, ma di un momento storico ed economico.
In ambito sociale,
è ricollocabile il ruolo dei mass media, i quali dovrebbero
trattare i suicidi in modo meno eclatante, dando voce a situazioni
personali di vulnerabilità dell’individuo ed
evitando di
indurre a pensare alla crisi economica, come la sola causa del suicidio
ed a quest'ultimo, come la conseguenza più ovvia di esso.
Chi si suicida, vive in uno stato di
fragilità, depressione o frustrazione, da tempo, prima che
arrivi l'idea funesta del suicidio e l'ambito personale, relazionale e
familiare, possono avere un ruolo rilevante nella prevenzione della
frustrazione di un uomo per inadeguatezza.
Quando un uomo è in crisi ed
è in cerca
di soluzioni, per far fronte ai problemi, bisogna avere fiducia in lui
e nelle sue capacità di risolverli e nel contempo
rassicurarlo
che ci si può adattare a situazioni economiche meno "agiate"
e
che non sono certamente queste le cose peggiori che possono succedere.
Per fare questo, è indispensabile rispettare il bisogno dell'uomo di solitudine e silenzio.
Farlo parlare, blocca le sue capacità risolutorie.
Porgli domande sul lavoro, lo fa sentire sotto controllo.
Fornirgli soluzioni, lo fa sentire inetto.
Stargli addosso come un bambino, o peggio compatirlo, non fa che
aumentare il suo senso di inadeguatezza e frustrazione.
Lamentarsi, seppur per problemi assolutamente non riguardanti lui, lo
fa sentire ancora più incapace.
E' fondamentale, ringraziarlo ogni momento possibile per quello che da
e mostrarsi sempre sorridente e allegra.
La gratitudine è il primo
ingrediente, the
secret,
del benessere, per se stessi e per la coppia. Inoltre, essere grati per
ciò che si ha è sicuramente il primo passo, per
adempiere
alla legge
dell'attrazione e portare nella propria vita ancora
più occasioni di benessere.
Questo tipo
di atteggiamento, se avuto sin
dall'inizio del rapporto e mantenuto quotidianamente ed in particolar
modo
nei momenti di crisi lavorativa ed economica,
può essere di notevole aiuto ad accrescere il senso di
autostima dell'
uomo e prevenire al meglio, sia problemi di
coppia,
che problemi depressivi
maschili. Ma è una prova molto molto difficile per una donna,
sia perché deve controllare il suo istinto primordiale
all'empatia, alla comunicazione ed al sostegno, sia perchè,
inevitabilmente, ella tende a soffrire molto per il distacco, che le
induce un abbassamento di ossitocina e
la porta ancora più lontana e la rende meno "adorabile",
meno
"amabile", più petulante, più nervosa,
più
lamentosa, peggiorando solo la situazione. Così, per
aiutarsi a
sostenere il proprio uomo in modo adeguato, la donna
deve far ricorso alle altre fonti di ossitocina: le amiche, i figli,
gli animali domestici, attività creative, la propria
femminilità ed a promemoria quotidiani che le ricordino,
cosa evitare e cosa invece fare.